LETTERA DI UNA MAMMA AI NUTRIZIONISTI

“Cari nutrizionisti, dietologi, dietisti, esperti nel settore,…
Sono una mamma di un bambino che segue la dieta chetogena da qualche tempo.

Vi scrivo con il cuore in mano…spero abbiate il tempo di leggere le mie parole.

Quando i genitori di un bimbo ricevono la diagnosi di una malattia per il proprio figlio, cade loro il mondo addosso.

Nei nostri casi, sanno che non esiste una cura farmacologia. Ma si comunica loro che esiste un trattamento impegnativo, ma efficace: la dieta chetogena.

E allora questi genitori si affidano a voi, totalmente. Quasi sempre sono inesperti in materia di nutrizione e pendono letteralmente dalle vostre labbra. Sono confusi e terrorizzati.

L’inizio di una dieta chetogena per una malattia di un figlio, è buio e paura, terrore di fare qualsiasi cosa… perché si tratta della vita del proprio bambino . Si ha bisogno del vostro sostegno, medico e psicologico, umano.

E della vostra preparazione. Una salda e testata preparazione. Non improvvisata, né semplicemente sulla carta.

Perché costruire un menu chetogeno sulla carta è semplice (dovrebbe esserlo, almeno per voi…). Ma poi, questi menu che preparate, sono bimbi in carne ed ossa, che li devono mangiare.

Coi loro gusti, le loro difficoltà, i loro capricci, le loro esigenze, i loro dolori, le loro paure… di sentirsi diversi e ghettizzati, per esempio. O di quello che succederà se non rispettano la dieta.

Le paure dei genitori sono le stesse, ma all’ennesima potenza. La salute di tuo figlio dipende da quanto sei brava a cucinare qualcosa di mai fatto prima. Ne va della sua vita. Non è una situazione semplice da gestire…

Vi supplico allora di calarvi nella vita reale e di venire incontro a questi pazienti. Ricordandovi una coppia di parole semplicissime: palatabilita’ ed empatia.

Che vuol dire: SUCCESSO della terapia.

Che vuol dire non fare odiare la dieta alla famiglie; vuol dire evitare lacrime, urla, vomito, disperazione, terrore,…

Perché è esclusivamente questo che comportano le diete fatte al computer, senza averci messo empatia, passione e buon senso.

Provate a mettervi ai fornelli ed assumere ciò che imponete di mangiare ad un bimbo di 5 anni.
Per esempio: 50 grammi di patate con 60 di burro. Oppure 30 gr di pasta e 120 ml di olio (sono esempi reali di pasti proposti a un bambino).
Riuscireste a ingoiarli voi stessi? O farli ingoiare a vostro figlio -se ne avete uno- per tutta la vita?

O quando proponete una ricetta… prima avete provato a cucinarla voi stessi per capire se è fattibile? Se l’impasto “sta insieme”, per esempio?
Quando hai un bimbo malato il cui unico trattamento è una dieta, il tempo e le energie in cucina vengono caricati di un valore emozionale enorme.
Quando non riesce una ricetta data da un medico, un genitore si sente incapace di prendersi cura del proprio figlio. Non mette MAI in dubbio la fattibilità della ricetta del medico. Ma il carico emotivo diventa quasi insopportabile…
(E davvero esistono ricette date da medici che evidentemente non sono state testate realmente o sono state create da qualcuno che non ha alcuna familiarità coi fornelli).

Allora, mi chiedo… perché, con grande desiderio di apprendimento, non cercate di studiare altri aspetti della dieta chetogena e di approfondire i punti di vista dei pazienti? Solo con la preparazione a 360 gradi, la compliance della dieta aumenterà.

Perché non cercate di FORMARE le famiglie fornendo loro istruzioni chiare e strumenti adeguati per costruire pasti chetogeni “sereni” per i loro figli (ovviamente con la vostra supervisione)?

E, se non avete tempo, perché non suggerite ai vostri pazienti di recarsi da medici più familiari con queste problematiche?

O non suggerite loro di chiedere il supporto di associazioni o altri gruppi che esistono proprio per questo motivo?

SIATE UN PUNTO DI RIFERIMENTO, anche momentaneo.
Ma guidate queste famiglie in modo saldo e preparato in una difficilissima fase della loro vita.

Grazie per avermi ascoltato.

Una mamma alle prese oggi giorno con la dieta chetogena “.

DATA: sempre attuale purtroppo